Neurom: come fa il terapeuta a pensare durante un colloquio?
Autostoppista: cosa vuoi dire?
Neurom: i problemi che elenca il paziente, l’accumulo, le astrazioni, le contraddizioni, la carica emotiva. Deve essere complicato trovare una via d’uscita alla pressione delle informazioni.
Autostoppista: ho capito. Durante un colloquio è tutto condensato. Il tempo sembra accorciarsi e c’è poco spazio per organizzare le idee. Quando il paziente parla il terapeuta cerca di capire i significati, le connessioni con le costanti, l’intensità emotiva. Ecco spiegati anche i lunghi silenzi del terapeuta.
Neurom: però accade che il paziente interrompa il discorso e faccia una domanda che richiede un’illuminazione laddove non riesce a farcela. Qualcosa che assomiglia a “salta dentro di me e ragiona con la mia mente e agisci al posto mio per risolvere il problema!“.
Autostoppista: e poi tornerei indietro nel mio corpo?
Neurom: come fai a trovare la strada di ritorno?
Autostoppista: ma io non vado dentro il corpo del paziente…
Neurom: ti proietti, non è questo il termine che usate? Proiezione, come i raggi x nei cartoni animati.
Autostoppista: quello succede nella tv.
Neurom: e come fai allora a saltare nella sua testa? Usate la telepatia?
Autostoppista: nessuna telepatia.
Neurom: come puoi fermare il tempo e prendere tempo alle domande insistenti?
Autostoppista: aspettando, prendendo tempo. Le domande del paziente sono variazioni sullo stesso tema. Metto a fuoco il tema, l’episodio, la scena.
Neurom: messa a fuoco mentale. Capisco. Non proiettate verso l’esterno. Eliminate lo sfondo per far emergere l’elemento che aspettate.