Quante storie!

Neurom: quante storie che scrivete. Romanzi, racconti, favole, saggi e non solo le scrivete ma le raccontate nelle vostre conversazioni.

Autostoppista: è vero. Ad un certo punto, tanto tempo fa, secondo alcune ricerche, ci fu un vantaggio evolutivo per una classe specifica di cervelli. La loro particolarità consisteva nel fatto che rispetto a tutti gli altri cervelli erano in grado di raccontare. Piuttosto che non parlare o indicare solo la preda o un frutto in un ramo.

Neurom: fu un successo per la tua specie.

Autostoppista: non saprei dirti. Col senno di poi, forse sì. Ma questo è un bias chiamato hindsight: a cose fatte siamo bravi a selezionare ipotesi di spiegazione in ciò che ci ha preceduto. In realtà non avevamo previsto niente. Non sappiamo nemmeno se sia stata una gran cosa la capacità di raccontare storie dalla mattina alla sera.

Neurom: preferiresti non raccontare storie? quale sarebbe l’opposto di questa spiccata tendenza del vostro cervello?

Autostoppista: fammi pensare. Ecco, quando dico “fammi pensare” viene meno questa tendenza. La riflessione solitaria, senza scambiare parole con qualcun altro è un esempio di un anti-racconto. Una base proto-autistica sta alla base di un’anti-narrativa.

Neurom: l’autismo, non è una patologia della mente?

Autostoppista: da un certo punto di vista sì. Per altri versi, la patologia fa parte di un buon funzionamento mentale. I sogni sono forme patologiche di pensiero, ma non per questo ci danneggiano. Ancora un esempio: i grandi narratori le cui opere continuano a produrre storie – ad esempio Omero, Dante, Cervantes, Shakespeare – erano dei paranoici, cioè degli ipernarratori.

Neurom: quindi, nel vostro mondo i due gruppi più importanti sono gli autistici e i paranoici?

Autostoppista: questa è un’altra storia.

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