Il concetto di storia in psicologia

 

 

Cose su cui riflettere al più presto con calma: ho acquistato un comune manuale sulla storia della scienza. Come mia abitudine ho dato un’occhiata alle informazoni tipografiche, l’anno di pubblicazione, di stampa, i diritti di autore, la legge sul copyright, la casa editrice e la ditta tipografica, il titolo originario dell’opera, il numero delle pagine scritte, il frontespizio, quante pagine fossero vuote alla fine del libro. L’anno di pubblicazione attrae sempre particolarmente la mia attenzione, 2015. Per una storia aggiornata della scienza trovo che la pubblicazione nell’anno in corso offra prospettive stimolanti. L’autore per di più è un docente anglosassone con un bagaglio di pubblicazioni di tutto rispetto.

Ma di fronte all’indice ho avuto una sorpresa: la storia non era presentata secondo la cronaca delle teorie e delle scoperte, l’avvicendarsi e intrecciarsi dei paradigmi o secondo l’irruzione sulla scena di geniali sperimentatori che misero in discussione tradizione e dogmi, sfidarono il potere di teologie e sovrani e contribuirono a dare un rigoroso corso metodologico ed empirico alla scienza così come oggi la conosciamo. La linearità, sebbene problematica della storia della scienza, non era minimamente considerata dall’autore.

Ad esempio: se prima la Terra era posta al centro dell’universo e poi intorno al 1500 diversi ricercatori contribuirono a scardinare tale concezione con le loro osservazioni e con rigorose argomentazioni, nell’indice erano presentati i modelli tolemaico, ticotiano, copernicano, galileiano, kepleriano, e via discorrendo sino al modello di Stephen Hawking, senza una parvenza di gerarchia di valore scientifico. Aggettivo quest’ultimo che assumeva significati ben diversi dagli abituali concetti di prevedibilità, controllo, replicabilità o falsificazione.

Nel capitolo introduttivo ho letto di sfuggita che nella storia della scienza si sono formate delle Istituzioni prestigiose di scienza come veri e propri Stati, amministrate e protette da eserciti. Hanno fondato scuole, università, potenti canali mediatici, riviste “scientifiche”, laboratori, progetti di ricerca, persino raffinate tecnologie offerte nel libero mercato. Hanno costruito un pubblico, una cultura. I loro maggiori rappresentanti hanno lo spessore di uno statista di una nazione. Ciascuna Istituzione genera una personale storia della scienza e considera tutta la storia esterna al loro modello come una forma di fase preliminare o, sovente, come un’epoca superstiziosa – un medioevo tutt’al più illuminato da intuizioni di singoli individui che sono etichettati come precursori.

Il libro di storia della scienza che ho comprato nel 2015 in sostanza propone una storia antologica di fronte alla quale non puoi fare altro che sederti, fare lo studente e contemplare il quadro storico come farebbe un’esteta o un filosofo.

Ok, niente panico. Ho comprato un libro di storia della psicologia. Ancora al centro dell’universo, arco di trionfo fotografato da turisti. La storia della scienza seria è quella di un sistema solare nelle periferie di una “zona abitabile” di una delle innumerevoli galassie.

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