Ad uno degli appuntamenti delle famose conferenze di Macy fu approfondito il concetto di “informazione” per descrivere il comportamento delle macchine e degli uomini. Fu un tema che stimolò profonde riflessioni e gettava le basi per future eccitanti ricerche. Ma fu evidente che il concetto di informazione così come era stato sviluppato nell’ambito dell’ingegneria elettronica venisse riformulato con troppa disinvoltura dai rappresentanti di altre discipline (e soprattutto dagli psicologi), snaturandone l’originario valore scientifico. Allora al neuroscienziato Ralph Gerard venne in mente di raccontare una storiella.
Un estraneo va ad una festa, dove tutti si conoscono bene fra loro. Uno dice “72” e tutti si mettono a ridere. Un altro dice “29” e tutti i presenti sghignazzano. L’estraneo chiede che cosa stia succedendo.
Il suo vicino dice: “Abbiamo molte barzellette e ce le siamo raccontate così tante volte che adesso usiamo semplicemente un numero”. L’ospite pensa di volerci provare e, dopo qualche parola, dice “63”. La reazione è fiacca. “Che cosa c’è che non va, non è una barzelletta?”.
“Oh sì, è una delle nostre migliori in assoluto, ma non l’hai raccontata bene”. [Heinz von Foester, transactions of the Seventh Conference, p. 151]*
*cit. da L’informazione. Una storia. Una teoria. Un diluvio. Di James Gleick.