Il cervello di un terrorista

terror_brainPerchè le neuroscienze non ci danno indicazioni sul cervello di un terrorista? È quanto chiede un articolo sul Boston Erald constatando che alla stregua del cancro dovremmo avere un modello di spiegazione per prevenire e curare la “malattia” terroristica così come avviene per il cancro. Dopotutto sappiamo che “molte persone che diventano terroristi sono giovani e il cervello di un adolescente è più influenzato dall’amigdala – responsabile delle emozioni – che dalla corteccia prefrontale sede del centro del giudizio e delle decisioni“.

Le cose non sono così semplici e le affermazioni dell’articolo sono sorrette da stereotipi che associano ad esempio il cervello di un adolescente all’idea dell’instabilità emotiva che generalmente si attribuisce a questa fascia di età. Ma banalmente si potrebbe affermare che dall’instabilità può derivare un comportamento introverso, riservato oppure creativo.
Invece per quanto riguarda la ricerca condivido le perplessità di neuroskeptic:

Dopotutto potrebbe essere possibile, ipoteticamente, misurare nel cervello qualcosa come la “propensione al comportamento terroristico”. Potremmo mostrar immagini di Osama Bin Laden e osservare se sia rintracciabile una risposta cerebrale positiva. Non so se siano mai stati realizzati simili esperimenti, ma ho i miei dubbi che possano funzionare. Qualcosa di simile nella letteratura scientifica è rappresentata dalla ricerca sulla pedofilia che utilizza la risonanza magnetica per catturare il segnale sottostante: mostrando immagini di bimbi e adulti nudi si suppone di poter registrare la risposta di attrazione sessuale verso i minori da parte del soggetto pedofilo. Forse potrebbero essere escogitati esperimenti di questo genere per catturare il segnale connesso all’attrazione verso un’ideologia o la credenza in una causa.

Ma perfino se si trovasse un modo per allestire simili esperimenti, problemi pratici (ed etici) scaturirebbero in entrambi i casi. Ad esempio, cosa faremmo se agli stimoli tabù (bambini nudi o esortazioni ad attacchi terroristici) apparissero risposte positive nel cervello durante la risonanza magnetica?  Che fare con chi ammetta di avere desideri tabù ma che non abbia mai fatto nulla di male o che non metterà mai in pratica i suoi desideri nascosti? Le neuroscienze potrebbero fornirci molte informazioni, ma dovremmo sempre dare un senso ai dati.

Stiamo in guardia da tentazioni neofrenologiche. È facile pensare come un robot, immaginare dispositivi e ingranaggi su cui è scritto “amore”, “altruismo”, “artista”, “introverso” o “terrorista”. Alle volte ci pensiamo come un robot più di quanto farebbe un’intelligenza artificiale.

Nel caso del terrorismo il rischio è quello di un bias precog così come raccontato da Philip Dick, mettendo in galera un sospettato dal cervello del quale  è “previsto” un comportamento illegale.

 

link all’articolo di neuroskeptic

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